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Il sogno diventato realtà

Quattro chiacchiere con Vito Paticchia, il fondatore della Via della Lana e della Seta.


Nota per collegare la città di Bologna, ex capitale della seta, e la città di Prato, ex capitale della lana, con i suoi 130 chilometri di lunghezza nel cuore dell’Appennino Tosco-Emiliano, la Via della Lana e della Seta è giunta al suo quarto compleanno.

Si parla sempre di com’è strutturata, di come bisogna affrontarla e in quanto tempo la si percorre, oggi però vogliamo parlarvi del “backstage” del progetto fino alla sua concretizzazione nel giugno 2018. Eccoci insieme a Vito Paticchia, socio CAI Bologna e fondatore della VLS, che da anni si occupa dell’Appennino con particolare attenzione su come valorizzarlo, promuoverlo e renderlo fruibile affinché questo patrimonio storico e naturalistico diventi anche una risorsa economica del territorio.


Com’è nata questa curiosa idea di collegare Bologna a Prato, e viceversa? Quali sono stati gli input principali del progetto?

Il seme del progetto attecchì in me tra il 2013 e il 2015, quando la Via degli Dei ebbe il suo exploit di camminatori, anche stranieri. Mi chiesi “perché non proponiamo a queste migliaia di persone un altro cammino che mostri loro un’altra faccia della storia dell’Appennino?”. Il presupposto di voler essere una sorta di prolungamento della Via degli Dei, e non un suo rivale, ha delineato i pre-requisiti del nuovo progetto: serviva un cammino di 5-6 giorni di percorrenza, che fosse fruibile per i camminatori della Via degli Dei e che offrisse qualcosa di diverso per arricchire l’esperienza della scoperta dell’Appennino.

La fortuna ha voluto che, proprio in quel periodo, già il sindaco di Castiglione dei Pepoli (BO) e il sindaco di Vernio (PO) stessero progettando e studiando nuove proposte ed itinerari attraverso i loro comuni e in un'ottica territoriale di ampio respiro, per nuove proposte turistiche.

Ecco, quindi, che quando nel 2015 andai da Maurizio Fabbri e da Giovanni Morganti a proporre l’idea di questo cammino, si accese la scintilla da cui partì tutto.

(Foto 2018)

Quanto tempo ha richiesto il progetto? Quali sono stati gli steps operativi e quali parti sono entrate in campo?

Dopo aver conseguito la laurea in Scienze Politiche ad indirizzo storico contemporaneo, mi sono occupato per anni di ricerche sulla Linea Gotica e sul passaggio del fronte, in particolare a Vergano e zone limitrofe. Lavorando per l’Istituto Beni Culturali della regione Emilia-Romagna per oltre 30 anni, mi sono occupato di diversi progetti e studi sempre legati alla lotta di Resistenza in Italia. L’appennino è stato da sempre il mio ambito di studio, quindi avevo già un background approfondito su specifiche aree attraversate dal fronte. Ovviamente questo non bastava, così nel 2014 ho iniziato diversi sopralluoghi per studiare la fattibilità del cammino e andai a Prato per scoprirne la storia. Giunto in città, mi innamorai della bellezza che c’era. Notai diverse analogie con la città di Bologna, tra cui la principale: a Prato troviamo il Cavalciotto, testimonianza archeologica legata all’antica lavorazione della lana, mentre a Bologna abbiamo la Chiusa di Casalecchio per la lavorazione della seta.

Dopo questi anni di studi e miglioramenti del progetto, nel 2015 lo andai a presentare prima al CAI e subito dopo ai sindaci di Vernio e di Castiglione dei Pepoli. Un progetto di questa portata, però, aveva bisogno anche del sostegno del Comune di Prato e del Comune di Bologna. Ottenuto il loro assenso, furono coinvolti anche Bologna Welcome, la Città Metropolitana di Bologna e tutti gli uffici turistici delle rispettive amministrazioni.


(Foto inaugurazione del cammino, 2018)

Nel febbraio 2017 riuscimmo ad avviare un primo incontro tra i sindaci toscani e bolognesi alla presenza di Matteo Biffoni (sindaco di Prato) e Matteo Lepore (allora Assessore al turismo di Bologna). Una volta ottenuta la loro approvazione, i tempi hanno subìto un’impennata. Nel novembre dello stesso anno, a Castiglione dei Pepoli si è firmato un protocollo di intesa tra Matteo Biffoni e Virginio Merola (allora sindaco di Bologna) per avviare la collaborazione tra le due città per il progetto della Via della Lana e della Seta, come primo progetto condiviso.

Avete avuto qualche intoppo in corso d’opera? Se sì, come li avete affrontati?

Nel settembre 2017 organizzai il primo cammino completo di gruppo per testare e verificare la percorribilità e l’accoglienza della via. Insieme ad un gruppo di 8-10 camminatori di Prato partimmo il 3 settembre da Bologna e arrivammo a Prato l’8 settembre, in occasione della Sacra Cintola.

Dei veri e propri intoppi, fortunatamente non li abbiamo incontrati. Quattro tappe su sei erano già state ampiamente collaudate nell’aprile del 2015, in occasione dell’iniziativa da Vernio a Bologna chiamata “i crinali della Liberazione”.

L'unica criticità incontrata è stata la carenza di punti accoglienza in alcune parti del percorso. Questa criticità però potrebbe diventare un'opportunità per chi volesse aprire un'attività ricettiva, come è già accaduto per tanti cammini, Via degli Dei inclusa.

Arriviamo al giugno 2018. Qual è stato il tuo primo pensiero? Ti va di raccontarci le emozioni di quel giorno?

(Foto inaugurazione del cammino, 2018)

Come dimenticare l’inaugurazione della VLS?

E’ stata una festa sentita e ricca di emozioni.

Al di là della concretizzazione del progetto,

di cui sono molto fiero e soddisfatto, la gioia

più grande per me è stata, ed è tuttora, la consapevolezza che il progetto è diventato un patrimonio delle comunità.

Ciò che più mi è rimasto impresso è la commemorazione di Belpoggio di Burzanella. Lì ho lasciato veramente un pezzo di cuore. Nel corso dei sopralluoghi, ho potuto conoscere due cugine, Gigliola e Viviana Passini, che mi raccontarono di una strage a me sconosciuta, in cui persero la vita 6 civili, tra cui i loro rispettivi genitori. Colpito dalle loro parole e dalla loro amarezza, ecco che mi presi l’impegno di dar voce alle vittime dimenticate. Nell’aprile 2015 passammo da Burzanella per il 70° della liberazione e l’anno successivo ci si ritrovò con tutte le istituzioni della zona. Da allora si commemora quell’eccidio ogni ultima domenica di settembre.


A chi dedichi questa riuscita? A chi l’esperienza del cammino?

La dedico alle centinaia e centinaia di persone che mi hanno supportato in questo progetto, ai volontari del CAI che mi hanno seguito e alle associazioni di Prato che gli hanno dato visibilità. Ma la dedica più grande va alle comunità dell’appennino tra cui Giovanni Aprigliano, il pastore della Calvana, e Viviana Passini, il simbolo della rinascita.

(Foto inaugurazione del cammino, 2018)


Come ti ha cambiato la vita? Hai progetti in vista?

La Via della Lana e della Seta mi ha dato una grossa soddisfazione. Un sogno che è diventato realtà. Un lavoro, però, che non finirà mai. Questo cammino è mio figlio, cammina con le sue gambe ma non smetterò mai di accudirlo. Oltre a gestire la community, mi occupo tutt’ora della manutenzione, dell’aggiornamento dei dati e di diverse attività di volontariato. Quanto ai progetti, stiamo lavorando a quello della Linea Gotica della parte bolognese, finanziato dal GAL, che sarà operativo dal prossimo anno: il cammino parte dal Lago Scaffaiolo (BO) e termina a Riolo Terme (RA) con un percorso suddiviso in 10 tappe e diramato a nord e a sud coinvolgendo in totale una trentina di comuni.


Ringraziamo di cuore Vito Paticchia per averci accompagnati nel “dietro le quinte” della VLS e vi invitiamo alla festa del 25-26 giugno con tanti eventi, camminate e degustazioni tra Castiglione dei Pepoli (BO) e Montepiano (PO).


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